Nel vasto panorama del cinema di fantascienza, poche pellicole hanno suscitato tanto clamore quanto Valerian e la città dei mille pianeti, il mastodontico progetto firmato da Luc Besson. Basato sulla celebre serie a fumetti francese Valerian e Laureline, questo ambizioso film del 2017 si è distinto non solo per il suo straordinario budget, ma anche per la delusione che ha lasciato dietro di sé al botteghino e nella critica. Con un investimento di quasi 200 milioni di euro, Besson ha puntato a realizzare uno dei film europei più costosi di sempre, un’opera che avrebbe dovuto ridefinire i confini del genere sci-fi. Tuttavia, il risultato finale ha rivelato un destino molto diverso da quello immaginato dal regista.
Un sogno che prende forma
Luc Besson, regista celebre per titoli cult come Il quinto elemento e Lucy, ha sempre dichiarato il suo amore per la saga a fumetti Valerian e Laureline, letta per la prima volta a soli 12 anni. Questo sogno d’infanzia si è trasformato in realtà quando ha deciso di portare sul grande schermo l’universo immaginifico di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, un’opera che ha ispirato generazioni di artisti, tra cui persino George Lucas per Star Wars. Il risultato? Un’avventura intergalattica ambientata nel 28° secolo, in cui due agenti speciali, Valerian (Dane DeHaan) e Laureline (Cara Delevingne), affrontano una minaccia oscura che incombe sulla gigantesca città di Alpha, una metropoli intergalattica abitata da milioni di specie aliene.
L’opera di Besson non ha risparmiato nulla in termini di ambizione visiva. Con oltre 200 specie di alieni, 2.500 effetti visivi e una sequenza mozzafiato ambientata nel “Big Market” (un mercato tra dimensioni parallele), il film rappresentava il culmine della visione creativa del regista. Tuttavia, nonostante il talento tecnico impiegato, molti spettatori non sono riusciti a connettersi emotivamente con la storia e i suoi personaggi.
Un cast eclettico per un’opera mastodontica
Per portare in vita l’universo di Valerian e la città dei mille pianeti, Besson ha arruolato un cast variegato che ha attirato grande attenzione mediatica. Dane DeHaan, noto per il suo lavoro in Chronicle, ha interpretato Valerian, un agente speciale sarcastico e imprevedibile, mentre Cara Delevingne, modella e attrice in ascesa, ha assunto il ruolo della determinata Laureline. Accanto ai due protagonisti, il cast includeva nomi di grande spessore come Clive Owen, Ethan Hawke, Rihanna, Rutger Hauer e Alain Chabat. In particolare, Rihanna ha ricevuto elogi per la sua interpretazione di Bubble, un’artista metamorfica il cui momento clou nel film, una performance in stile cabaret, ha regalato un raro momento di emozione autentica.
Nonostante il talento del cast, molti critici hanno trovato le performance principali poco incisive. Dane DeHaan e Cara Delevingne sono stati criticati per la mancanza di chimica tra i loro personaggi, elemento essenziale in una narrazione basata sulla loro dinamica di coppia. Questo ha reso difficile per il pubblico affezionarsi a loro, una delle principali cause della debolezza narrativa del film.
Effetti visivi straordinari, ma una trama sottotono
Uno degli aspetti più elogiati di Valerian e la città dei mille pianeti è stato senza dubbio il comparto visivo. Ogni inquadratura del film trabocca di dettagli, con mondi alieni ricchi di colori e creature straordinarie. La sequenza del “Big Market” è stata particolarmente apprezzata per l’originalità della sua ambientazione tra dimensioni parallele, un esempio brillante di come la tecnologia possa ampliare i confini dell’immaginazione.
Tuttavia, questa straordinaria bellezza visiva non è riuscita a mascherare i problemi fondamentali della sceneggiatura. La trama, seppur promettente, è stata criticata per la sua prevedibilità e per i dialoghi spesso poco ispirati. Molti hanno evidenziato che l’enorme potenziale narrativo del materiale originale non è stato sfruttato appieno, lasciando l’impressione che il film si sia concentrato troppo sugli effetti visivi a scapito della profondità emotiva e della coerenza narrativa.
Un flop finanziario
Con un budget stimato di oltre 177 milioni di dollari, Valerian e la città dei mille pianeti è stato uno dei film più costosi mai realizzati in Europa. Tuttavia, al botteghino ha incassato solo 225 milioni di dollari a livello globale, un risultato che, considerando anche i costi di marketing, lo ha reso un clamoroso insuccesso finanziario. Negli Stati Uniti, il film ha incassato solo 41 milioni di dollari, mentre in Francia, la patria di Besson, le vendite di biglietti sono state al di sotto delle aspettative.
La deludente performance commerciale ha avuto ripercussioni significative sulla carriera di Besson e sulla sua casa di produzione, la EuropaCorp, che ha subito pesanti perdite economiche. Questo insuccesso ha anche messo in discussione la possibilità di realizzare un sequel, nonostante Besson abbia dichiarato che il film ha una “base di fan enorme” che potrebbe sostenere un secondo capitolo.
Un’eredità controversa
A distanza di anni dalla sua uscita, Valerian e la città dei mille pianeti continua a dividere l’opinione pubblica. Per alcuni, rimane un esempio di cinema visionario, capace di spingere i confini dell’immaginazione visiva. Per altri, è un’opera che ha sprecato il suo potenziale, dimostrando che un grande budget e una tecnologia all’avanguardia non possono sostituire una buona storia.
Nonostante le critiche, il film ha trovato una nicchia di appassionati che lo considerano un cult moderno. Il suo coraggio nel presentare un universo così vasto e complesso, combinato con la passione evidente di Besson per il materiale originale, ha guadagnato a Valerian un posto speciale nel cuore di alcuni spettatori.
Una lezione per il futuro del cinema
Valerian e la città dei mille pianeti rappresenta un caso emblematico nel mondo del cinema, un promemoria di quanto sia importante trovare un equilibrio tra ambizione e narrazione. Mentre i suoi effetti visivi rimarranno un punto di riferimento per gli anni a venire, il film serve anche come avvertimento sui rischi di sacrificare la sostanza narrativa in nome dello spettacolo.
In conclusione, Valerian non è solo un film di fantascienza: è una lezione su ciò che il cinema può essere quando l’immaginazione si scontra con le realtà commerciali. E anche se non è riuscito a raggiungere le stelle come sperava Besson, il suo impatto sull’industria cinematografica e sui fan del genere rimane indelebile.