Il fenomeno degli adattamenti cinematografici di videogiochi rappresenta uno dei maggiori paradossi dell’industria dell’intrattenimento contemporaneo. Da un lato, i videogiochi generano miliardi di dollari di ricavi globali ogni anno, costruendo comunità fedeli e storie elaborate che catturano l’immaginazione di milioni di persone. Dall’altro lato, quando questi stessi universi vengono trasportati sullo schermo cinematografico, il risultato è frequentemente deludente, sia dal punto di vista critico che commerciale. Eppure, di recente, alcuni adattamenti hanno iniziato a dimostrare che il fallimento non è inevitabile. Scopriamo cosa separa i successi dai disastri e come l’industria sta imparando dalle proprie lezioni.
Il problema fondamentale: due linguaggi incompatibili
La ragione principale per cui gli adattamenti di videogiochi falliscono risiede in una verità semplice ma spesso ignorata: i videogiochi e i film sono media completamente diversi, con linguaggi narrativi incompatibili. Per comprendere questa divergenza, è essenziale analizzare cosa rende unico ogni medium.
Un videogioco è un’esperienza interattiva dove il giocatore è l’artefice della propria storia. Le scelte del giocatore influenzano direttamente il corso degli eventi, creando una sensazione di agenzia e controllo. Anche nei giochi con trame lineari, il giocatore ha comunque il potere di esplorare l’ambiente, risolvere enigmi secondo i propri tempi e, in molti casi, modificare l’esito finale attraverso decisioni significative. Questo elemento interattivo trasforma radicalmente il modo in cui la narrativa viene esperita. Il giocatore non è uno spettatore passivo, ma un partecipante attivo nel dramma che si dispiega davanti ai suoi occhi.
Al contrario, un film è un’esperienza narrativa fissa. Lo spettatore osserva gli eventi così come il regista ha scelto di presentarli, seguendo il montaggio, il pacing e le scelte compositive del filmmaker. Non c’è possibilità di deviare dal percorso narrativo o di influenzare l’esito della storia. Questa caratteristica, che è al contempo la forza e il limite del cinema, crea una naturale incompatibilità con la struttura interattiva dei videogiochi.
Quando uno sviluppatore di giochi crea un’esperienza, la progetta intorno alla dimensione interattiva. Ogni livello è costruito affinché il giocatore possa esplorarlo liberamente, ogni boss rappresenta una sfida personale da affrontare e superare. Le cutscene sono intervallate dall’azione, permettendo momenti di respiro e di coinvolgimento emotivo. Questa alternanza tra azione interattiva e narrazione cinematica è fondamentale per mantenere l’interesse del giocatore. Quando tutto questo viene rimosso e la storia viene adattata come una semplice sequenza cinematica lineare, qualcosa di essenziale viene perso nel processo.
Gli errori comuni: quando la fedeltà non è sufficiente
Nel corso degli anni, i produttori di adattamenti di videogiochi hanno commesso errori sistematici che si ripetono con sconfortante regolarità.
Il primo errore è la ricerca di fedeltà letterale. Molti filmmaker hanno creduto che per soddisfare i fan dovessero semplicemente “trascrivere” il gioco sullo schermo, includendo ogni personaggio, ogni location e ogni plot twist. Quello che non hanno compreso è che la fedeltà alla trama non è la stessa cosa della fedeltà allo spirito dell’opera. Un adattamento fedele non significa riprodurre identicamente ogni aspetto del materiale originale, ma piuttosto catturarne l’essenza e trasporla nel nuovo medium nel modo più efficace possibile.
Il secondo errore è la mancanza di comprensione profonda di ciò che rende il gioco originale speciale. Molti produttori acquisiscono i diritti di un franchise di successo e poi affidano il progetto a persone che non hanno mai giocato al titolo originale, o che lo comprendono solo superficialmente. Senza questa comprensione radicata, è difficile identificare i veri elementi che meritano di essere preservati. Il risultato è spesso un film che cattura l’estetica esterna di un gioco, ma ne perde completamente l’anima.
Il terzo errore riguarda il pacing e la struttura narrativa. I videogiochi operano su tempi diversi rispetto ai film. Una partita può durare trenta ore, permettendo uno sviluppo lento e dettagliato dei personaggi e della trama. Un film ha generalmente tra novanta minuti e due ore e mezza per raccontare la stessa storia. Questo costringe gli adattatori a fare scelte drastiche e difficili: quali scene mantenere, quali eliminare, come comprimere archi narrativi interi in pochi minuti di schermo. Spesso, il risultato è una trama affrettata che non permette ai personaggi di svilupparsi adeguatamente, lasciando gli spettatori emotivamente distaccati.
I fallimenti celebri: lezioni dalla storia
Il percorso degli adattamenti di videogiochi è costellato di fiaschi memorabili che hanno insegnato all’industria lezioni preziose attraverso l’esperienza negativa.
Nel 2014, Sonic il Riccio è arrivato al cinema con grande aspettativa. La base di fan era enorme e il potenziale narrativo sembrava solido. Tuttavia, il film ha tradito l’essenza del personaggio in quasi ogni modo possibile. Il design di Sonic era così lontano dall’immaginario collettivo che i fan si sono rivoltati anche prima dell’uscita, costringendo i produttori a una completa riprogettazione. Anche dopo il redesign, il film non ha catturato la velocità e l’energia del gioco originale, trasformando il tutto in un’avventura ordinaria di un personaggio divertente ma non memorabile.
Un anno prima, nel 2015, il film di Warcraft aveva promesso di portare sullo schermo uno degli universi fantasy più ricchi e complessi mai creati. Con un budget enorme e una regia di Duncan Jones, il film aveva tutti gli ingredienti per il successo. Eppure, il risultato finale era confuso, difficile da seguire per chi non conosceva il gioco, e superficiale per chi lo conosceva bene. Il film cercava di caricare troppi elementi nella trama, dimenticando che il cinema richiede semplicità e chiarezza narrative.
Il film di Uncharted del 2022 rappresenta un caso particolarmente frustrante. La saga di Naughty Dog è nota per la sua qualità cinematica e per il suo intreccio narrativo coinvolgente, tanto che molti affermavano che avrebbe potuto funzionare benissimo al cinema. Tuttavia, l’adattamento si è rivelato generico e piatto, incapace di catturare il carisma dei personaggi o la tensione dei loro conflitti. Il film sembrò una versione diluita della storia originale, privata di tutto ciò che la rendeva speciale.
Il film di Super Mario del 2023 rappresenta un altro capitolo della disavventura. Sebbene il film abbia avuto successo commerciale, si è dimostrato essere un adattamento timido e generico della proprietà intellettuale, privo di personalità e di rischi creativi. Era un film che poteva essere su qualsiasi cosa, non specificamente su Mario.
I rari successi: quando tutto funziona
Tuttavia, la storia recente ha iniziato a raccontare una storia diversa, con alcuni adattamenti che hanno dimostrato che il successo è possibile quando vengono fatti scopi consapevoli e intelligenti.
The Last of Us, la serie HBO del 2023, rappresenta un punto di svolta cruciale. Anziché tentare di comprimere una storia di trenta ore in due ore di film, gli showrunner hanno scelto il formato seriale, permettendo alla narrativa di dispiegarsi al ritmo giusto. Crucialmente, il creatore della serie era Neil Druckmann, il regista e sceneggiatore del gioco originale. Questa visione autentica ha permesso alla serie di preservare l’essenza emotiva del gioco mentre lo adattava intelligentemente per lo schermo televisivo. Il risultato è stato una delle migliori serie drammatiche degli ultimi anni, acclamata da critici e pubblico.
Arcane, la serie animata di League of Legends prodotta da Netflix, ha seguito una strada diversa. Non si è concentrata sul adattare fedelmente la trama del gioco, ma piuttosto nell’esplorare lo stesso universo con una prospettiva narrativa completamente nuova. Gli showrunner hanno capito che non dovevano raccontare la storia del gioco, ma raccontare una storia che respirasse dello stesso spirito e che abitasse lo stesso mondo. Il risultato è stata una serie di qualità eccelsa, visivamente straordinaria e narrativamente sofisticata, che ha conquistato anche spettatori che non avevano mai giocato a League of Legends.
Fallout, la serie Amazon Prime Video del 2024, ha adottato un approccio simile. Anziché seguire una trama lineare dal gioco, la serie ha utilizzato il mondo e la tonalità di Fallout come base per esplorare nuove storie e nuovi personaggi. La serie ha preservato l’atmosfera della franchigia, il suo particolare senso dell’umorismo dark e la sua estetica retrofuturistica, tutto mentre raccontava una narrativa originale che aveva senso nel formato seriale. Il risultato è stato un grande successo, sia tra i fan del gioco che tra i nuovi spettatori.
Il fattore chiave: la visione creativa autentica
Analizzando i rari successi in contrasto con i fallimenti più frequenti, emerge un pattern chiaro. I progetti che funzionano condividono un elemento comune: una visione creativa autentica guidata da persone che comprendono veramente il materiale originale e lo amano.
Quando Neil Druckmann si è seduto dietro alla telecamera per The Last of Us, non era un adattatore esterno che cercava di trasformare un gioco in un film. Era il creatore stesso che si prendeva la responsabilità di portare la propria visione su un nuovo medium. Quando i creatori di Arcane hanno affrontato l’universo di League of Legends, lo hanno fatto con rispetto per la fonte ma con coraggio creativo sufficiente per fare scelte coraggiose e originali. Quando i creatori di Fallout hanno costruito la loro storia, l’hanno radicata nei principi fondamentali della franchigia, non nelle trame superficiali.
I progetti che falliscono, al contrario, spesso portano la firma di produttori interessati solo al marchio e ai diritti di proprietà intellettuale, affidati a team creativo che manca della comprensione profonda di ciò che rendono speciali questi universi.
Il ruolo del medium: perché la televisione ha superato il cinema
Un’osservazione importante è che i maggiori successi recenti nel campo degli adattamenti di videogiochi sono serie televisive, non film. Ciò non è casuale. La televisione permette una struttura narrativa che si avvicina più naturalmente a quella dei videogiochi. Una stagione televisiva di otto o dieci episodi consente lo sviluppo graduale dei personaggi, l’alternanza tra azione e caratterizzazione, e una pacing complessiva che rispecchia meglio l’esperienza del gioco.
Inoltre, il formato seriale permette ai creatori di allontanarsi dall’adattamento letterale e di esplorare il mondo del gioco in modo più organico. The Last of Us, Arcane e Fallout non sono “il gioco su schermo”, ma piuttosto “storie che abitano l’universo del gioco”. Questo approccio ha dimostrato di essere molto più efficace.
Il futuro: cautela ottimista
Il panorama degli adattamenti di videogiochi sta evolvendo. La lezione è stata imparata, almeno in parte: gli esperimenti televisivi stanno producendo risultati migliori, i creatori stanno iniziando a comprendere che l’adattamento non significa replicazione, e l’industria sta investendo più risorse nella visione creativa autentica piuttosto che nel semplice sfruttamento della proprietà intellettuale.
Tuttavia, il successo non è garantito, e i fallimenti continueranno probabilmente a verificarsi. Ma il fatto che eccellenze come The Last of Us, Arcane e Fallout esistano dimostra che il problema non è intrinseco agli adattamenti di videogiochi stessi, ma piuttosto nella forma mentis con cui vengono affrontati. Quando creatori talentuosi e appassionati vengono dati il potere e le risorse di trasformare i videogiochi in esperienze televisive, i risultati possono essere straordinari. La sfida ora è replicare questo successo con frequenza e coerenza.