Joker: Folie à Deux è, senza dubbio, uno dei film più attesi degli ultimi anni. Dopo il successo straordinario del primo capitolo, premiato con un Oscar per la straordinaria interpretazione di Joaquin Phoenix, le aspettative erano alle stelle. Tuttavia, nonostante la premessa intrigante e il coraggio di proporre un approccio diverso, questa pellicola lascia la sensazione che qualcosa di fondamentale sia stato perso lungo il percorso.
La scelta di Todd Phillips di spingere i confini del linguaggio cinematografico è evidente, eppure Joker: Folie à Deux sembra non riuscire a raggiungere la profondità emotiva e narrativa del suo predecessore. Il risultato è un’opera ambiziosa, ma a tratti frammentaria, che rischia di dividere tanto quanto affascinare.
L’ombra del primo Joker
È inevitabile che Folie à Deux venga paragonato al primo Joker, un film che ha ridefinito il modo in cui un personaggio dei fumetti poteva essere rappresentato sul grande schermo. Se il primo capitolo era una discesa agghiacciante e realistica nella psiche di un uomo emarginato, questo sequel si spinge in un territorio più sperimentale, flirtando con il genere musical.
Non è la scelta del musical in sé a essere problematica – anzi, potrebbe essere considerata una scelta audace – ma è la sua esecuzione a non convincere del tutto. Le sequenze musicali, per quanto ben coreografate, spesso sembrano spezzare il ritmo narrativo piuttosto che arricchirlo. Ci si domanda se questa scelta sia stata davvero necessaria o se, invece, non abbia distratto da ciò che aveva reso il primo Joker così potente: il suo crudo realismo.
La relazione tra Joker e Harley Quinn
Un altro aspetto centrale di Folie à Deux è il rapporto tra Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) e la nuova aggiunta al cast, Harley Quinn, interpretata da Lady Gaga. La dinamica tra i due è il centro della pellicola, ma non sempre riesce a piacere come ci si aspetterebbe.
Lady Gaga offre una performance solida, dimostrando ancora una volta il suo talento non solo come cantante, ma anche come attrice. Tuttavia, il suo personaggio, per quanto intrigante, non sembra ricevere lo stesso sviluppo approfondito che aveva caratterizzato Arthur nel primo film. La Harley Quinn di Folie à Deux sembra oscillare tra un ruolo di vittima e di carnefice senza mai trovare una chiara definizione. Questa ambiguità, pur essendo intenzionale, finisce per lasciare il pubblico con più domande che emozioni.
Phoenix, dal canto suo, rimane una forza della natura. La sua interpretazione di Joker è ancora una volta magnetica, ma il film non gli offre lo stesso spazio per brillare. La complessità psicologica che aveva reso il primo capitolo un capolavoro sembra qui appiattita in favore di un’estetica più spettacolare e, purtroppo, meno coinvolgente.
Una narrazione discontinua
Se il primo Joker si distingueva per una narrazione lineare e incalzante, Folie à Deux adotta un approccio più frammentato. La struttura narrativa sembra quasi volutamente caotica, alternando momenti di intensa drammaticità a sequenze oniriche e surreali. Se da un lato questa scelta potrebbe essere vista come un tentativo di rappresentare la mente frammentata di Arthur, dall’altro rischia di alienare lo spettatore.
La coerenza narrativa, che era stata uno dei punti di forza del primo film, qui sembra sacrificata in nome di un’estetica più sperimentale. Questo non significa che il film sia privo di momenti memorabili – ci sono sequenze visivamente straordinarie e alcune scene che colpiscono per la loro potenza emotiva – ma il quadro generale risulta meno coeso e, di conseguenza, meno incisivo.
Aspetti tecnici: luci e ombre
Dal punto di vista tecnico, Folie à Deux è ineccepibile. La fotografia è, ancora una volta, uno degli elementi più impressionanti del film. Le tonalità cupe e i giochi di luce sottolineano il senso di alienazione e follia che permea la pellicola. La colonna sonora, arricchita dagli elementi musicali, è ben curata, anche se non sempre si integra perfettamente con la narrazione.
Tuttavia, è proprio l’uso dell’estetica visiva e sonora a sollevare una questione cruciale: quanto stile è troppo stile? In alcuni momenti, sembra che il film si perda nella sua stessa ambizione artistica, sacrificando il coinvolgimento emotivo in favore di un’esperienza visiva impeccabile ma fredda.
Una riflessione sul cambiamento
Joker: Folie à Deux è un film che osa, e per questo merita di essere visto. È un’opera che, nel bene e nel male, cerca di andare oltre i confini del cinema tradizionale, offrendo un’esperienza unica. Tuttavia, l’audacia da sola non basta a rendere un film memorabile. Manca quel senso di connessione emotiva che aveva reso il primo Joker un capolavoro.
Il rischio di osare non è stato pienamente ripagato, ma è comunque difficile non apprezzare lo sforzo di Todd Phillips e del suo team di creare qualcosa di diverso. Folie à Deux non è un sequel tradizionale, e forse è proprio qui che risiede la sua forza e la sua debolezza.
In definitiva, Joker: Folie à Deux è un film che divide e che probabilmente sarà amato e odiato in egual misura. È un’opera che si allontana dai canoni del primo capitolo per esplorare nuovi territori, ma che fatica a replicare la stessa intensità emotiva. Nonostante i suoi difetti, rimane un film che vale la pena di vedere, se non altro per apprezzare la maestria degli attori e l’audacia del suo approccio.