Stranger Things, la serie che ha rapidamente catturato l’immaginario collettivo, è diventata uno dei titoli di punta di Netflix. Lanciata nel luglio del 2016, la prima stagione di questa serie ha mescolato sapientemente nostalgia, mistero e horror, regalando ai telespettatori un’esperienza unica. Ambientata nella cittadina di Hawkins, negli Stati Uniti, negli anni ’80, Stranger Things è un mix perfetto tra il thriller psicologico e il sovrannaturale, con un pizzico di sci-fi e horror, elementi che la rendono una serie capace di attrarre diversi tipi di pubblico.
La storia si sviluppa intorno alla misteriosa scomparsa di un ragazzo, Will Byers, e alle indagini che ne seguono, mentre strani eventi cominciano a verificarsi in città. Il tutto è condito da una trama che si intreccia con una serie di creature inquietanti e un altro mondo, il “Sottosopra”, che porta con sé un intero carico di paure e suspence. Ma cosa rende Stranger Things così speciale? In questa recensione, esploreremo gli elementi che hanno reso la prima stagione una delle migliori della sua generazione, analizzando i suoi punti di forza e le sue debolezze.
Il nostro viaggio a Hawkins
La trama di Stranger Things è una celebrazione degli anni ‘80, ma non si limita ad essere una mera nostalgia per un’epoca passata. Gli autori della serie, i fratelli Duffer, hanno saputo costruire una narrazione intrigante che si sviluppa in modo graduale, senza mai tradire l’attesa. La scomparsa di Will Byers, il ragazzo protagonista, diventa subito il motore della storia, mentre i suoi amici Mike, Dustin e Lucas cercano disperatamente di trovarlo. Ma il mistero si infittisce quando incontrano Eleven, una ragazzina con poteri telecinetici che sembra provenire da un mondo parallelo, un luogo che i ragazzi chiameranno “Sottosopra”.
L’introduzione della figura di Eleven rappresenta uno dei punti di forza della serie. Interpretata magistralmente da Millie Bobby Brown, Eleven è una delle protagoniste più affascinanti e inquietanti della televisione recente. La sua evoluzione da una ragazzina misteriosa e sottomessa, costretta a vivere sotto il controllo di un laboratorio governativo, a una giovane eroina che lotta per la sua libertà, è una delle trame più potenti della stagione. Il suo legame con il resto del gruppo di protagonisti e il suo rapporto con Mike, in particolare, arricchiscono la narrazione, creando una dinamica emotiva che affonda le radici nella realtà adolescenziale.
Il sottosopra e la paura del sovrannaturale
La stagione si sviluppa su due livelli: il mondo “normale”, quello di Hawkins, e il Sottosopra, un’altra dimensione da cui provengono i mostri che minacciano i protagonisti. Il Sottosopra è una creazione affascinante, un mondo oscuro e corrotto, in netto contrasto con l’apparente tranquillità della cittadina americana. L’estetica del Sottosopra è, infatti, una delle caratteristiche più riuscite della serie. La sua rappresentazione, visivamente inquietante e distorta, crea un’atmosfera che non è mai statica, ma in costante mutamento, proprio come le entità che lo abitano.
I mostri, tra cui il Demogorgone, rappresentano una minaccia fisica, ma anche psicologica, per i protagonisti. In un certo senso, il Sottosopra è la personificazione delle paure più intime dei personaggi, ma anche una riflessione sull’ignoto. Il passaggio tra questi due mondi non è solo una questione fisica, ma anche metaforica: ciò che accade nel Sottosopra ha delle conseguenze devastanti per il mondo reale, creando un conflitto che, alla fine, non potrà essere risolto con la sola forza.
Un altro aspetto notevole è la relazione tra il laboratorio governativo e gli esperimenti segreti. La presenza di una cospirazione che ha avuto un ruolo cruciale nel risvegliare il Sottosopra conferisce un ulteriore livello di complessità alla trama. I fratelli Duffer riescono a bilanciare il lato sovrannaturale con la critica alla manipolazione scientifica e alla disumanità di certe pratiche, creando un contesto che si arricchisce di significato sociale e politico.
La dinamica del gruppo: l’amicizia e la famiglia

Uno dei temi principali della stagione è l’amicizia, che emerge in modo potente e toccante nel rapporto tra i ragazzi. Nonostante le tensioni e le difficoltà, il legame che unisce Mike, Dustin, Lucas e Will è una delle forze centrali della serie. I ragazzi si sostengono a vicenda, mostrando una lealtà che sfida qualsiasi avversità, dalla scomparsa di Will agli orrori del Sottosopra. Anche la figura di Jim Hopper, lo sceriffo di Hawkins, rappresenta una sorta di “padre” per i ragazzi, ma anche per Eleven. La sua trasformazione, da un uomo disilluso e solitario a una figura protettiva, dimostra che la famiglia può essere scelta e che la solidarietà è fondamentale per superare i momenti più oscuri.
La serie riesce anche a esplorare il lato oscuro della vita adulta, soprattutto nelle figure di Joyce Byers e dei vari membri del laboratorio. La disperazione di Joyce nel cercare di salvare suo figlio Will è un altro elemento che contribuisce a dare profondità emotiva alla trama. In questa stagione, la famiglia e le amicizie sono motori vitali che danno forza ai protagonisti, ma sono anche la causa di sofferenze e conflitti, dando alla serie una dimensione più realistica e profonda.
La nostalgia e l’estetica degli anni ‘80
Un altro aspetto che distingue Stranger Things è l’uso della nostalgia per gli anni ’80, che non è mai forzato, ma ben integrato nella trama e nei personaggi. L’introduzione di elementi tipici di quegli anni, come le cassette, i giochi da tavolo, le tute da ginnastica, i film e la musica, non è solo una celebrazione di un’epoca passata, ma serve anche a costruire il carattere e la psicologia dei protagonisti. La serie attinge ai classici del cinema e della cultura popolare degli anni ’80, da E.T. a I Goonies, passando per Stand by Me e Ghostbusters, rendendo omaggio a quei film che hanno segnato l’infanzia di intere generazioni. Ma, al contempo, riesce a dare una nuova veste a questi riferimenti, creando un prodotto fresco e originale, capace di parlare anche ai giovani spettatori.
La regia e la realizzazione tecnica
La regia di Stranger Things è impeccabile, con i fratelli Duffer che sanno quando inserire momenti di suspense e quando lasciar respirare la trama. La cinematografia è spesso accompagnata da una colonna sonora iconica, che mischia musica pop anni ‘80 con suoni inquietanti, creando un contrasto che amplifica l’atmosfera di mistero. La serie, pur essendo un prodotto di intrattenimento, non ha paura di esplorare temi più profondi, utilizzando l’ambientazione e la musica per dare forma ai suoi temi principali.
Un Inizio memorabile
La prima stagione di Stranger Things è, senza dubbio, una delle migliori stagioni d’apertura di una serie televisiva. Un mix di nostalgia, mistero, horror e amicizia che riesce a intrattenere e, allo stesso tempo, a far riflettere. Nonostante qualche lieve calo di ritmo in alcune parti della trama, Stranger Things è riuscita a conquistare il cuore di milioni di spettatori, diventando un fenomeno culturale.