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Earthworms: quando il noir incontra l’incubo surreale

Ci sono giochi che arrivano in sordina, senza il clamore delle grandi produzioni, e che tuttavia riescono a ritagliarsi uno spazio particolare nella memoria di chi li gioca. Earthworms, sviluppato dal piccolo team polacco All Those Moments e pubblicato da PlayWay, appartiene a questa categoria. È un’avventura punta e clicca, uscita nel 2018, che si presenta con un’estetica disegnata a mano e con una storia che oscilla tra il noir e l’incubo psicologico. Non ha l’ambizione di rivoluzionare il genere, ma piuttosto quella di dare una forma personale a un’esperienza narrativa che mescola atmosfere disturbanti, enigmi essenziali e una sensazione costante di estraneità.

Un investigatore fuori dagli schemi

Il protagonista della storia è Daniel White, investigatore privato chiamato a indagare su una scomparsa apparentemente ordinaria. Fin dai primi dialoghi il giocatore si rende conto che Daniel non è il classico detective tutto d’un pezzo, ma un uomo tormentato, attraversato da dubbi e visioni che rendono difficile distinguere realtà e allucinazione. Il suo sguardo sul mondo non è mai neutro: ogni incontro, ogni scenario sembra filtrato attraverso una lente deformante che rende l’inchiesta meno lineare e molto più inquietante.

Il ritmo narrativo si costruisce soprattutto tramite i dialoghi e le descrizioni degli ambienti, che portano lentamente il giocatore a intuire che dietro la sparizione della ragazza non c’è solo una vicenda di cronaca nera, ma qualcosa che lambisce l’inumano. La scrittura non forza mai la mano con spiegazioni premature, preferendo mantenere l’attenzione su Daniel e sul suo modo di reagire alle scoperte.

Earthworms

Un’estetica disturbante e riconoscibile

L’aspetto grafico è forse il tratto più immediatamente riconoscibile di Earthworms. Ogni ambiente è disegnato a mano, con una scelta cromatica che alterna tinte cupe a colori innaturali, spesso accesi in modo quasi violento. Non è un semplice vezzo stilistico, ma una chiave narrativa: la realtà appare costantemente deformata, come se fosse osservata da una mente che non riesce a mantenere la lucidità.

Gli scenari sembrano provenire da un sogno febbrile, pieni di dettagli che non sempre hanno una funzione diretta nel gameplay ma che contribuiscono a costruire un senso di inquietudine. È un mondo dove ogni oggetto, anche il più banale, può sembrare fuori posto, e dove l’accostamento tra figure umane e presenze mostruose si manifesta senza transizioni nette.

Enigmi e gameplay: semplicità più che complessità

Dal punto di vista del gameplay, Earthworms resta fedele alla tradizione del punta e clicca. L’esplorazione degli ambienti e l’interazione con gli oggetti compongono l’ossatura dell’esperienza. Gli enigmi non sono mai troppo complessi, anzi in alcuni casi risultano piuttosto lineari, pensati più per accompagnare la progressione narrativa che per mettere alla prova la logica del giocatore.

Chi cerca rompicapi elaborati potrebbe restare deluso, ma il design sembra voluto: l’intento non è rallentare la storia con puzzle intricati, bensì lasciare che la narrazione resti fluida e che il senso di inquietudine sia il vero centro dell’esperienza. Alcuni passaggi rischiano di risultare un po’ troppo semplici, con soluzioni quasi immediate, ma è evidente che la priorità del gioco non sia mai stata l’aspetto ludico in senso stretto.

Un viaggio psicologico più che poliziesco

La scrittura mette costantemente al centro la dimensione psicologica di Daniel White. La vicenda investigativa, che in altri titoli sarebbe il motore principale, diventa qui un pretesto per esplorare i limiti della percezione umana. Il giocatore si trova a muoversi in un terreno ambiguo, dove non è mai chiaro se ciò che vede sia reale o frutto della mente del protagonista.

Questo approccio genera un rapporto particolare con la storia: non ci si concentra solo sul “chi” o sul “come”, ma sul modo in cui la realtà si piega e si trasforma attorno a Daniel. In questo senso Earthworms si avvicina più alla letteratura visionaria e a certi film indipendenti che non ai tradizionali noir interattivi.

Earthworms

Colonna sonora e atmosfera

La musica accompagna in modo discreto, senza mai dominare la scena, ma lavorando per amplificare la sensazione di inquietudine. Non ci sono melodie orecchiabili, ma sonorità che evocano stati mentali alterati, quasi sempre in linea con la natura disturbata degli ambienti. L’audio contribuisce così a rendere ogni location meno neutra, più vicina a un incubo che a un’indagine.

Anche gli effetti sonori, pur essenziali, svolgono un ruolo importante, inserendo piccoli dettagli che rendono gli spazi meno statici e più opprimenti.

Ricezione e pubblico di riferimento

Earthworms non è un titolo pensato per un pubblico ampio. La sua estetica peculiare, la lentezza della progressione e la scelta di puntare più sull’atmosfera che sull’azione lo rendono un prodotto di nicchia, indirizzato a chi ama le esperienze narrative insolite e non ha paura di lasciarsi trascinare in una dimensione disturbante.

Chi si aspetta un’avventura tradizionale, con enigmi complessi e una trama lineare, rischia di restare perplesso. Chi invece è disposto a entrare in un mondo che sembra sempre sfuggire a una logica univoca troverà un’esperienza breve ma intensa.

Conclusione: un piccolo esperimento da ricordare

Earthworms non è un capolavoro universale, ma è un esperimento coraggioso che dimostra come anche un piccolo team possa creare un’avventura in grado di distinguersi. La scelta estetica lo rende immediatamente riconoscibile, la scrittura mantiene una coerenza con il tema dell’instabilità percettiva, e il gameplay, seppur semplice, si adatta bene alla natura del progetto. È un gioco che si ricorda più per l’atmosfera che per le meccaniche, ma che sa lasciare una traccia, soprattutto in chi ama i racconti noir contaminati dal surreale.

Punti positivi

  • Stile grafico disegnato a mano unico e memorabile
  • Atmosfera surreale e disturbante che rimane impressa
  • Atmosfera surreale e disturbante che rimane impressa

Punti negativi

  • Atmosfera surreale e disturbante che rimane impressa
  • Atmosfera surreale e disturbante che rimane impressa
  • Atmosfera surreale e disturbante che rimane impressa

Verdetto

Un gioco breve e imperfetto, ma capace di costruire un’identità precisa grazie all’estetica e al tono narrativo. Non tutti lo apprezzeranno, ma chi cerca un’esperienza insolita troverà un titolo interessante.
7
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L'autore

Appassionata di giochi di ruolo giapponesi, genere che ha scoperto grazie alla saga Final Fantasy e approfondito con i capolavori usciti negli ultimi anni, s’interessa al retrogaming, rigiocando vecchie glorie come Monkey Island, Prince of Persia o vecchi capolavori marchiati Nintendo. Antonella comincia il suo percorso giornalistico in Italia, lavorando con Gamerepublic, PS Mania e Pokémon Mania. Si trasferisce in Francia per studiare la programmazione web : grazie a questo percorso anomalo ecco che nasce Subway Press.

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